Il Pignolo Eremita si presenta nel bicchiere di colore rosso granata non molto intenso. Al naso è ampio ed intenso, con profumi primari di frutti rossi ben maturi, in particolare mora rossa, ciliegia rossa e mirtillo, accompagnati da profumi floreali di violetta e bacche di sambuco. I sentori spaziano su spezie come il pepe nero, chiodi di garofano, incenso e cannella, finendo con note tostate di tabacco da pipa, caffè e cioccolato. Al palato è un vino di grande potenza e avvolgenza, ma con una viva freschezza e tannicità che lo rendono godibile. Il finale chiude con buona sapidità, di lunga persistenza.
La vendemmia del Pignolo, uva a bacca rossa, avviene a Settembre, con raccolta a mano dei grappoli e posta in piccole cassette. La vinificazione inizia con la diraspatura e conseguente pigiatura degli acini e fermentazione in tini di tronco conico. Dopo la fermentazione il vino viene travasato in barrique di secondo passaggio dove i tannini esuberanti vengono assestati e resi più morbidi. La fase di affinamento è molto lunga, si parla di 8 anni di maturazione in barrique prima dell’imbottigliamento.
È una storia molto accattivante quella del Pignolo di Rosazzo, in friulano chiamato “Pignul”. Si narra che nell’anno 800 l’eremita Alemanno si stabilì sull’altura di Rosazzo a condurre il suo ritiro spirituale. In quel luogo, circa duecento anni dopo, gli Agostiniani insegnarono alle popolazioni locali a coltivare la terra e in questo stesso luogo si trovavano le prime tracce del vitigno Pignolo, risalenti alla fine del 1700. Verso la fine del XIX secolo il Pignolo fu sul punto di scomparire, ma sempre a Rosazzo fu in seguito riscoperto e recuperato.
Vino profondo, avvolgente e con una storia interessante. Unico.
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Il Pignolo Eremita si presenta nel bicchiere di colore rosso granata non molto intenso. Al naso è ampio ed intenso, con profumi primari di frutti rossi ben maturi, in particolare mora rossa, ciliegia rossa e mirtillo, accompagnati da profumi floreali di violetta e bacche di sambuco. I sentori spaziano su spezie come il pepe nero, chiodi di garofano, incenso e cannella, finendo con note tostate di tabacco da pipa, caffè e cioccolato. Al palato è un vino di grande potenza e avvolgenza, ma con una viva freschezza e tannicità che lo rendono godibile. Il finale chiude con buona sapidità, di lunga persistenza.
La vendemmia del Pignolo, uva a bacca rossa, avviene a Settembre, con raccolta a mano dei grappoli e posta in piccole cassette. La vinificazione inizia con la diraspatura e conseguente pigiatura degli acini e fermentazione in tini di tronco conico. Dopo la fermentazione il vino viene travasato in barrique di secondo passaggio dove i tannini esuberanti vengono assestati e resi più morbidi. La fase di affinamento è molto lunga, si parla di 8 anni di maturazione in barrique prima dell’imbottigliamento.
È una storia molto accattivante quella del Pignolo di Rosazzo, in friulano chiamato “Pignul”. Si narra che nell’anno 800 l’eremita Alemanno si stabilì sull’altura di Rosazzo a condurre il suo ritiro spirituale. In quel luogo, circa duecento anni dopo, gli Agostiniani insegnarono alle popolazioni locali a coltivare la terra e in questo stesso luogo si trovavano le prime tracce del vitigno Pignolo, risalenti alla fine del 1700. Verso la fine del XIX secolo il Pignolo fu sul punto di scomparire, ma sempre a Rosazzo fu in seguito riscoperto e recuperato.
Vino profondo, avvolgente e con una storia interessante. Unico.
Regione | ITALIA - Friuli-Venezia Giulia |
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Denominazione | Friuli Colli Orientali DOC |
Vitigno | Pignolo |
Annata | 2011 |
Alcol (%) | 14 |
Litri | 0,75 |
Abbinamenti | Si abbina bene con secondi patti a cotture lente come brasati, carni in umido, selvaggina e spezzatini. Da provare con formaggi stagionati. |
L'azienda |
LIVIO FELLUGA
Livio Felluga si trasferì in Friuli alla fine degli anni ’30, sulle colline di Rosazzo, con un totale di 242 ettari di cui 187 destinati alla coltivazione della vite. Il suo sogno di produrre vino di collina fu interrotto dal richiamo al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale ma fu al termine di questa la sua più grande battaglia: far risorgere la collina, convinto che solo la rinascita della coltivazione di qualità potesse riportare la vita nella campagna friulana. Con grande coraggio cominciò a così a restaurare gli antichi vigneti di Rosazzo ed impiantarne di nuovi, introducendo idee e metodi innovativi. |
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