Il "Mora Bianca" di Mastroberardino è un Falanghina caratterizzato da un colore giallo brillante con riflessi verdognoli. Al naso si presenta fresco e fruttato, con piacevoli sentori di frutti tropicali e leggere sfumature floreali. Al palato risulta fresco e con una spiccata acidità, in perfetto equilibrio con la struttura del vino.
È prodotto esclusivamente con uve Falanghina raccolte e selezionate a mano intorno alla fine di ottobre. Il mosto svolge la vinificazione classica in bianco, in vasche di acciaio inox, a temperatura controllata. Successivamente il vino affina in bottiglia per circa 3-4 mesi, prima di essere immesso in commercio.
Nasce nei vigneti situati nel comune di Mirabella Eclano, nella provincia di Avellino.
Un Falanghina come pochi altri in Italia.
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Il "Mora Bianca" di Mastroberardino è un Falanghina caratterizzato da un colore giallo brillante con riflessi verdognoli. Al naso si presenta fresco e fruttato, con piacevoli sentori di frutti tropicali e leggere sfumature floreali. Al palato risulta fresco e con una spiccata acidità, in perfetto equilibrio con la struttura del vino.
È prodotto esclusivamente con uve Falanghina raccolte e selezionate a mano intorno alla fine di ottobre. Il mosto svolge la vinificazione classica in bianco, in vasche di acciaio inox, a temperatura controllata. Successivamente il vino affina in bottiglia per circa 3-4 mesi, prima di essere immesso in commercio.
Nasce nei vigneti situati nel comune di Mirabella Eclano, nella provincia di Avellino.
Un Falanghina come pochi altri in Italia.
| Regione | ITALIA - Campania |
|---|---|
| Denominazione | Irpinia DOC |
| Vitigno | Falanghina |
| Annata | 2020 |
| Alcol (%) | 13 |
| Litri | 0,75 |
| Abbinamenti | Perfetto per accompagnare aperitivi, è ideale in abbinamento a piatti a base di pesce e crostacei. |
L'azienda
|
MASTROBERARDINO
La famiglia Mastroberardino vive il contesto socioculturale vitivinicolo da oltre due secoli in base alle più attendibili ricostruzioni storiche. Le prime tracce della presenza in Irpinia risalgono al catasto borbonico, a metà del Settecento, epoca in cui la famiglia elesse il villaggio di Atripalda a proprio quartier generale, ove sono tuttora situate le antiche cantine. Di lì ebbe origine a una discendenza che legò indissolubilmente le proprie sorti al culto del vino. |
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